Sai cosa c’è nel tuo detersivo? Gli esperti rivelano l’elenco nascosto degli ingredienti rischiosi

Dermatiti e allergie, colpa del bucato: il composto chimico che resta nei tessut - www.senecaedizioni.com

Lorenzo Fogli

Ottobre 21, 2025

Molti detersivi contengono conservanti potenzialmente nocivi come gli isotiazolinoni. Ecco cosa sapere prima di acquistare un prodotto per la pulizia e come leggere correttamente l’etichetta.

Quando entriamo in un supermercato, lo scaffale dei detersivi appare come un arcobaleno di profumi e promesse di pulito. Eppure, dietro a quelle etichette colorate si nasconde spesso una composizione chimica complessa, che non sempre rispetta la sensibilità della pelle o l’ambiente domestico. Gli esperti ricordano che non tutti i prodotti per l’igiene della casa sono innocui, anche se dichiarati “dermatologicamente testati” o “ipoallergenici”.
Gli isotiazolinoni, conservanti largamente impiegati nei detersivi, negli ammorbidenti e nei detergenti per superfici, sono da tempo oggetto di monitoraggio da parte dell’Unione Europea per i loro effetti irritanti. La loro presenza, spesso indicata in modo poco evidente sull’etichetta, può provocare reazioni cutanee anche dopo un solo contatto.

Le sostanze sotto osservazione: cosa contengono davvero i detersivi

Negli ultimi anni numerose analisi condotte da laboratori indipendenti e istituti di ricerca europei hanno rilevato concentrazioni significative di isotiazolinoni in più del 60% dei detersivi in commercio. Si tratta di una famiglia di composti chimici usati per prevenire la formazione di batteri e muffe nei prodotti liquidi, garantendone la conservazione.
Tra questi spiccano il Methylisothiazolinone (MIT) e il Chloromethylisothiazolinone (CMIT), spesso combinati in una miscela nota come Kathon CG. Questa sostanza, ampiamente diffusa anche in cosmetici e vernici, agisce come potente biocida ma risulta aggressiva sulla pelle umana.

Già nel 2018 diverse autorità sanitarie, tra cui l’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria (Anses), avevano segnalato un aumento dei casi di dermatite da contatto collegati all’uso di detergenti domestici contenenti isotiazolinoni. Il fenomeno riguarda soprattutto le mani e le zone esposte, dove la pelle entra in contatto diretto con i residui di detersivo.

Uno studio condotto dall’Università di Aarhus, in Danimarca, ha poi evidenziato che le tracce di queste sostanze possono restare sui tessuti anche dopo il lavaggio, rendendo inefficace un singolo ciclo di risciacquo. Ciò significa che magliette, lenzuola e asciugamani possono trattenere residui chimici che, con l’uso prolungato, aumentano il rischio di sensibilizzazione cutanea.

L’uso di questi conservanti non è ancora vietato, ma l’Unione Europea ha fissato limiti più severi per la loro concentrazione massima consentita. In particolare, dal settembre 2025 entreranno in vigore nuove soglie per il Benzisothiazolinone (BIT), classificato come “sensibilizzante cutaneo di categoria 1A”. Una definizione che indica un potenziale pericolo anche a dosi molto basse.

Come leggere l’etichetta e ridurre il rischio a casa

Capire se un detersivo contiene isotiazolinoni non è sempre immediato. Le etichette, pur rispettando le norme europee, spesso riportano i nomi chimici in caratteri minuscoli o tra ingredienti tecnici difficili da riconoscere. È consigliabile cercare sigle come “MIT”, “CMIT” o “BIT”, talvolta inserite accanto alla dicitura “conservante”.

Gli esperti del Ministero della Salute suggeriscono di limitare l’uso di prodotti molto profumati o concentrati, perché tendono a contenere un maggior numero di additivi. Anche i detersivi “antibatterici” o “igienizzanti” meritano attenzione: spesso devono la loro efficacia proprio alla presenza di biocidi come gli isotiazolinoni.

Un altro aspetto da non trascurare riguarda il risciacquo del bucato. Alcuni studi mostrano che un secondo ciclo con acqua calda può ridurre fino al 50% i residui chimici sui tessuti. L’uso eccessivo di ammorbidente, invece, tende a trattenere le sostanze sulla fibra, favorendo irritazioni, specialmente nei soggetti allergici o nei bambini.

In Italia, le segnalazioni di dermatiti da contatto correlate ai detersivi sono in crescita costante, secondo i dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità. Non si tratta di un’emergenza sanitaria, ma di un fenomeno che richiede maggiore consapevolezza da parte dei consumatori.
Molte famiglie stanno già optando per prodotti ecologici certificati Ecolabel, o soluzioni tradizionali come acido citrico e bicarbonato, che riducono l’impatto chimico nelle pulizie domestiche.

Le autorità europee hanno avviato nuovi monitoraggi sui detersivi distribuiti nei principali canali commerciali. L’obiettivo è verificare che le aziende rispettino le concentrazioni indicate e che le etichette forniscano informazioni leggibili, senza omissioni o termini ambigui.

Una maggiore trasparenza, dicono gli esperti, resta l’unico modo per tutelare la salute pubblica e favorire scelte d’acquisto più consapevoli. Perché, come ricordava Arthur Conan Doyle, “non abbiamo il diritto di prendere nulla per scontato” — neppure quando si tratta di ciò che usiamo ogni giorno per pulire la nostra casa.

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