Il ritorno dell’ora solare è uno degli appuntamenti più prevedibili — e discussi — dell’anno. Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, alle 3:00 del mattino, le lancette dovranno essere spostate indietro di un’ora, tornando alle 2:00. Un gesto semplice, che segna il passaggio ufficiale all’orario invernale e garantisce un’ora di sonno in più. Ma, come accade ogni anno, il cambio porta con sé anche giornate più corte e tramonti anticipati.
Nonostante il dibattito europeo e le richieste di abolizione, il sistema resta in vigore sulla base della Direttiva 2000/84/CE, che stabilisce l’alternanza semestrale tra ora legale e ora solare.
Il cambio dell’ora: come funziona e perché si applica ancora
Il meccanismo è ormai consolidato: due volte l’anno, l’orologio si adegua al ciclo della luce naturale. In primavera si guadagna un’ora di sole serale con l’arrivo dell’ora legale, mentre in autunno si recupera l’ora “persa” passando all’ora solare. Nel 2025, il ritorno avverrà domenica 26 ottobre, mentre il passaggio all’ora legale è fissato per domenica 30 marzo.
La scelta dell’orario notturno per la modifica — tra le 2 e le 3 del mattino — non è casuale. È il momento in cui si registrano meno attività umane, riducendo al minimo eventuali disagi per i trasporti, le telecomunicazioni e i sistemi informatici. I dispositivi elettronici più moderni si aggiornano automaticamente, ma gli orologi analogici o quelli integrati in alcuni elettrodomestici vanno ancora regolati a mano.
Questo passaggio, apparentemente banale, riflette una convenzione che ha origini lontane. L’adozione del sistema risale al 1916, durante la Prima Guerra Mondiale, per ridurre il consumo energetico dovuto all’illuminazione artificiale. Da allora, l’alternanza tra ora legale e solare è stata sospesa e reintrodotta più volte, fino a diventare una prassi stabile nel 1966.
Negli anni, l’efficacia del risparmio energetico è diventata meno evidente. Con l’uso diffuso di luci LED, elettrodomestici efficienti e abitudini quotidiane cambiate, il vantaggio economico del cambio orario si è ridotto. Ciononostante, i governi europei non hanno ancora trovato un accordo per eliminarlo definitivamente.
Effetti sul corpo, discussioni europee e futuro del sistema
Il ritorno all’ora solare non ha solo conseguenze pratiche, ma anche effetti fisiologici. Pur guadagnando un’ora di sonno, il corpo deve riadattarsi al nuovo ritmo luce-buio. Gli esperti spiegano che l’orologio biologico interno impiega alcuni giorni per sincronizzarsi: durante questo periodo possono comparire sintomi come stanchezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione e lievi disturbi del sonno.
Il fenomeno è noto anche per il suo impatto sull’umore. Il tramonto anticipato, che nei mesi invernali arriva già intorno alle 17:00, influisce sul benessere psicologico di molte persone, con possibili effetti sulla produttività e sulla motivazione quotidiana. Secondo alcuni studi, la riduzione della luce solare aumenta i casi di depressione stagionale, disturbo che tende a colpire soprattutto nei mesi freddi.
Per adattarsi più facilmente al cambio d’orario, gli specialisti consigliano di:
anticipare gradualmente l’orario del sonno nei giorni precedenti al cambio;
trascorrere più tempo alla luce naturale, soprattutto al mattino;
mantenere orari regolari per pasti e attività fisiche, che aiutano il corpo a ritrovare stabilità.
Il dibattito sul futuro del cambio orario resta aperto. Nel 2019, la Commissione Europea aveva proposto di abolire il doppio passaggio annuale, lasciando ai singoli Paesi la scelta di mantenere permanentemente l’ora legale o solare. Tuttavia, la decisione è rimasta sospesa.
Il problema principale è la mancanza di uniformità: se ogni Stato adottasse un orario diverso, si creerebbe un mosaico di fusi orari complesso, con ripercussioni su trasporti, commercio e comunicazioni. Per questo motivo, l’Unione Europea ha preferito mantenere lo status quo in attesa di una posizione comune.
In Italia, il tema divide. C’è chi sostiene l’ora legale permanente, per godere di più ore di luce nel pomeriggio e ridurre il consumo di energia, e chi invece difende l’ora solare, ritenendola più naturale e rispettosa dei ritmi biologici. Al momento, il nostro Paese continua a seguire la normativa europea, alternando i due orari come previsto.
Fuori dall’Europa, diversi Paesi hanno già preso decisioni radicali. La Russia ha abolito il cambio nel 2014, optando per l’orario invernale fisso. Negli Stati Uniti, solo alcune regioni — come Arizona e Hawaii — hanno scelto di non modificare più l’orario. Anche in Australia e Sud America, l’alternanza segue il ciclo opposto rispetto all’Europa, in base alle stagioni invertite.
Prepararsi al passaggio resta comunque la scelta più saggia. Nei giorni che precedono il 26 ottobre 2025, gli esperti raccomandano di anticipare leggermente la routine quotidiana, ridurre l’esposizione agli schermi prima di dormire e approfittare della luce naturale nelle ore mattutine. Un piccolo gesto che aiuta il corpo a sincronizzarsi senza traumi e a vivere meglio il ritorno dell’inverno.
