L’Italia affoga nella plastica riciclata: il tavolo urgente del governo per salvarla (una plastic tax in arrivo?)

Troppa plastica

Sommersi dalla plastica riciclata-www.senecaedizioni.com

Franco Vallesi

Ottobre 12, 2025

Le aziende del riciclo lanciano l’allarme: i magazzini sono pieni di plastica riciclata invenduta. Il governo convoca un tavolo urgente per salvare il settore e rilanciare la filiera della sostenibilità.

La plastica riciclata rischia di diventare un paradosso italiano. Se per anni il problema era ridurne la produzione e incentivarne il recupero, oggi il nodo è opposto: i magazzini dei riciclatori sono pieni e la filiera non riesce più a gestire i flussi. L’allarme arriva da Assorimap, l’associazione dei riciclatori italiani, che attraverso il presidente Walter Regis ha dichiarato che le imprese “non sono più in grado di continuare le attività”.

L’8 ottobre il governo ha convocato un tavolo al ministero dell’Ambiente per discutere la crisi con produttori, riciclatori e istituzioni. Un incontro che si preannuncia delicato, perché sullo sfondo restano contrasti irrisolti su strumenti come la plastic tax, apprezzata dai riciclatori ma osteggiata da produttori e governo.

Perché c’è troppa plastica riciclata

Il problema nasce da una combinazione di fattori economici e normativi. Da un lato, il calo del prezzo del petrolio ha reso più conveniente la produzione di plastica vergine, mettendo fuori mercato quella riciclata, che ha costi di lavorazione più elevati. Dall’altro, il settore del riciclo è appesantito dal caro energia, che incide in modo diretto sui processi industriali.

In arrivo una tassazione?
Le preoccupazioni e la possibile tassa sulla plastica-www.senecaedizioni.com

Un altro nodo è la frammentazione normativa a livello europeo: ogni Paese adotta regole diverse per il trattamento e l’impiego della plastica riciclata, creando un mercato disomogeneo e poco competitivo. A peggiorare la situazione è arrivata la concorrenza delle plastiche low cost provenienti da Paesi extra Ue, che entrano facilmente sul mercato europeo a prezzi stracciati.

Il risultato è che le aziende italiane del riciclo producono materiale che poi non riescono a collocare. Gli spazi di stoccaggio si saturano e i costi aumentano, portando molti operatori a ipotizzare riduzioni della produzione o addirittura la chiusura.

Le richieste delle aziende e il nodo della plastic tax

I riciclatori chiedono un intervento urgente. Una delle proposte riguarda l’introduzione o l’estensione della plastic tax, una misura che colpirebbe l’uso della plastica vergine e favorirebbe quella riciclata. Lo strumento piace agli operatori della filiera circolare, perché permetterebbe di riequilibrare la competizione sul mercato.

Il governo, però, appare freddo. La plastic tax è stata più volte rinviata per timore di colpire imprese e consumatori in un momento di difficoltà economica. I produttori di plastica vergine, dal canto loro, si oppongono con forza, sostenendo che una tassa rischierebbe di far aumentare i costi per l’intera filiera e per i cittadini.

Accanto alla plastic tax, i riciclatori chiedono incentivi per l’utilizzo obbligatorio di una quota minima di plastica riciclata nei prodotti immessi sul mercato. Una misura che garantirebbe sbocchi commerciali certi al materiale riciclato, riducendo il rischio di saturazione dei magazzini.

Una crisi che tocca economia e ambiente

La crisi della plastica riciclata non è solo un problema industriale, ma anche ambientale. Se il materiale non viene reimpiegato, si blocca il principio dell’economia circolare, che dovrebbe trasformare i rifiuti in nuove risorse.

Il rischio è che, senza soluzioni rapide, la filiera del riciclo perda competitività e il Paese torni a dipendere sempre più dalla plastica vergine, con un impatto negativo sulle emissioni di CO2 e sulla sostenibilità.

Le associazioni ambientaliste sottolineano che non basta raccogliere la plastica: serve anche una strategia che ne garantisca il riutilizzo. In questo senso, la crisi attuale dimostra che la transizione ecologica non può basarsi solo sulla buona volontà dei consumatori, ma deve poggiare su politiche industriali coordinate e su un mercato che premi davvero i materiali riciclati.

Conclusione: il bivio della plastica in Italia

Il settore della plastica riciclata si trova a un bivio. Da un lato, la retorica della sostenibilità spinge a ridurre l’uso della plastica vergine e a valorizzare i rifiuti trasformandoli in risorse. Dall’altro, le logiche di mercato e i costi energetici rendono difficile rendere competitivo il materiale riciclato.

Il tavolo convocato al ministero dell’Ambiente sarà quindi decisivo. Se non arriveranno misure concrete, molte aziende rischiano di chiudere, con conseguenze gravi per l’occupazione e per la lotta all’inquinamento.

In gioco non c’è solo il futuro dei riciclatori, ma la credibilità dell’intero percorso di transizione ecologica in Italia. Se la plastica riciclata diventa un rifiuto di cui non si sa che fare, allora la promessa dell’economia circolare resta incompiuta. Il Paese dovrà decidere se affrontare il problema con coraggio, introducendo strumenti come la plastic tax e obblighi di riuso, o se lasciare che sia il mercato, con tutte le sue contraddizioni, a decidere il destino della plastica.

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