Nuova ricerca su Nature: ecco perché la Sla progredisce più rapidamente in alcuni pazienti

Lo studio

Un nuovo studio ha portato alla luce alcuni meccanismi della malattia-senecaedizioni.com

Franco Vallesi

Ottobre 4, 2025

Uno studio pubblicato su Nature dal La Jolla Institute for Immunology dimostra che nelle persone con Sla alcune cellule immunitarie attaccano i neuroni, accelerando la progressione della malattia.

La sclerosi laterale amiotrofica (Sla) resta una delle malattie neurodegenerative più studiate e al tempo stesso più difficili da comprendere. Colpisce i motoneuroni, le cellule nervose che trasmettono i segnali dal cervello ai muscoli, causando con il tempo la perdita del movimento e portando progressivamente alla paralisi. Le cause precise non sono mai state del tutto chiarite: fattori genetici, ambientali e biologici sono stati individuati come possibili elementi scatenanti, ma la comunità scientifica continua a cercare risposte.

Un nuovo studio, pubblicato su Nature e condotto dal La Jolla Institute for Immunology in California, aggiunge un tassello importante a questo complesso mosaico. La ricerca, a cui ha preso parte anche l’immunologo italiano Alessandro Sette, evidenzia per la prima volta in maniera chiara una componente autoimmune nella progressione della Sla.

Lo studio scientifico: linfociti T che attaccano i neuroni

Gli scienziati hanno dimostrato che, nelle persone affette da Sla, alcune cellule del sistema immunitario finiscono per attaccare in modo errato le cellule nervose. In particolare, una famiglia di cellule chiamata linfociti T CD4+ colpisce la proteina C9orf72, presente nei neuroni. Questo meccanismo, anziché difendere l’organismo, contribuisce a danneggiarlo, accelerando la perdita dei motoneuroni.

Dai dati raccolti emerge che i pazienti con una maggiore attività dei linfociti T CD4+ presentavano una progressione della malattia più rapida. Il malfunzionamento del sistema immunitario risulta quindi un fattore determinante non solo nell’insorgenza, ma anche nella diversa velocità con cui la Sla avanza nei pazienti.

SLA
La ricerca e cosa sappiamo-senecaedizioni.com

La ricerca permette di comprendere perché alcune forme di Sla peggiorino più velocemente di altre e apre la strada a possibili approcci terapeutici futuri, mirati a modulare la risposta immunitaria. Non si tratta ancora di una cura, ma di un passo avanti nella conoscenza dei meccanismi che determinano la malattia.

Il lavoro, frutto della collaborazione di più centri clinici statunitensi, rappresenta un punto di svolta: per anni la Sla è stata studiata soprattutto dal punto di vista neurologico e genetico, mentre ora si riconosce il ruolo attivo del sistema immunitario nella sua evoluzione.

Campione analizzato e risultati

Per lo studio, i ricercatori hanno esaminato le cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) di 40 pazienti affetti da Sla e 28 individui sani, scelti come controlli. I partecipanti sono stati reclutati presso centri clinici di eccellenza negli Stati Uniti: Emory University di Atlanta, il National Institute for Neurological Disorders and Stroke dei National Institutes of Health di Bethesda, la University of California a Irvine e la Harvard Medical School/Massachusetts General Hospital di Boston.

Inoltre, nove pazienti sono stati selezionati tramite l’organizzazione Sanguine Biosciences. La distribuzione dei partecipanti ha rispecchiato l’incidenza della malattia, più alta negli uomini rispetto alle donne: tra i malati, infatti, 24 erano uomini e 16 donne.

Le analisi hanno confermato che l’attività anomala delle cellule T non era presente nei controlli sani, ma riguardava in modo specifico i soggetti colpiti da Sla. Questo ha permesso agli scienziati di stabilire un legame diretto tra risposta autoimmune e degenerazione dei motoneuroni.

Il risultato è stato definito “cruciale” dagli autori, perché contribuisce a spiegare perché la malattia possa progredire con velocità diversa da paziente a paziente e apre possibilità di nuove linee terapeutiche basate sul controllo della risposta immunitaria.

La sclerosi laterale amiotrofica: caratteristiche e prospettive di ricerca

La Sla è una malattia neurodegenerativa cronica che, secondo i dati epidemiologici, presenta un’aspettativa di vita media di circa quattro anni dalla diagnosi. La progressiva morte dei motoneuroni impedisce la trasmissione dei segnali dal cervello ai muscoli: inizialmente si traduce in difficoltà motorie, poi in problemi di deglutizione e respirazione, fino a causare la paralisi completa.

A rendere la malattia particolarmente drammatica è il fatto che mente e coscienza rimangono intatte, anche quando il corpo perde via via le sue funzioni. Per questo la Sla viene considerata una delle patologie neurologiche più devastanti sul piano umano e sociale.

Le cause restano complesse e multifattoriali: predisposizione genetica, fattori ambientali, alterazioni cellulari. Ora, con lo studio pubblicato su Nature, si aggiunge il ruolo del sistema immunitario, che invece di proteggere l’organismo contribuisce al danno.

Una soluzione terapeutica oppure ancora troppo presto per sbilanciarsi?

Questi risultati non rappresentano ancora una soluzione terapeutica, ma indicano una direzione chiara per la ricerca futura. Agire sui meccanismi autoimmuni potrebbe permettere di rallentare la progressione della malattia, migliorando la qualità e la durata della vita dei pazienti.

La speranza degli scienziati è che i prossimi anni vedano la nascita di terapie mirate, capaci di modulare l’attività dei linfociti T senza compromettere le difese immunitarie complessive. Un obiettivo ambizioso, che richiederà nuovi studi clinici e l’impegno di centri di ricerca internazionali.

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