Umberto Smaila, la verità (scottante) mai svelata su Colpo Grosso e le ragazze Cin Cin. Dopo anni di silenzio la verità viene a galla

Umberto Smaila

Umberto Smaila e i suoi segreti. Fonte foto account ufficiale Instagram @ umbertosmailaofficial - senecaedizioni.com

Franco Vallesi

Ottobre 1, 2025

Dagli esordi con i Gatti di Vicolo Miracoli alla conduzione di Colpo Grosso, passando per cinema, tv e musica: Smaila racconta la sua carriera tra successi, rotture e rinascite.

La carriera di Umberto Smaila è un mosaico fatto di cabaret, televisione, pianobar e colpi di scena. Nato a Verona, parte con gli amici di liceo Franco Oppini e Nini Salerno, a cui si aggiunge Jerry Calà. Nascono i Gatti di Vicolo Miracoli, gruppo che segnerà una stagione di comicità e spettacolo in Italia.

Dal cabaret improvvisato al Derby di Milano fino alle prime apparizioni televisive, Smaila attraversa decenni di intrattenimento, vivendo almeno “tre vite”: quella del musicista, del conduttore televisivo e del personaggio da showbizcapace di reinventarsi.

I Gatti di Vicolo Miracoli e gli anni della scoperta

Tra il 1971 e il 1976 Smaila e i suoi compagni percorrono l’Italia tra teatri e locali notturni. Con loro, all’inizio, c’è anche Diego Abatantuono, tecnico delle luci senza patente che si improvvisava autista. Smaila ricorda quegli anni come “meravigliosi e pieni di avventure”, segnati da tournée improvvisate, telefonate con gettoni e amori fugaci.

Colpo Grosso
Colpo Grosso con Umberto Smaila. Fonte foto www.wikipedia.org-senecaedizioni.com

Le dinamiche interne al gruppo non mancano di tensioni. Da un lato Salerno e Oppini, più inclini a rivendicare spazi privati, dall’altro Smaila e Calà, pronti a sacrificare tutto per lavorare. A un certo punto la scelta di Calà di intraprendere la carriera cinematografica incrina gli equilibri: “Non ci siamo parlati per cinque anni”, racconta Smaila, che si sente tradito soprattutto perché con Jerry aveva condiviso sempre le stesse posizioni.

Nonostante le fratture, i rapporti con gli altri Gatti si ricompongono col tempo. Oggi il gruppo si ritrova ogni Natale in compagnia di Abatantuono, trasformando le vecchie incomprensioni in materia di risate e ricordi.

Parallelamente, Smaila conosce la tv di qualità degli anni Settanta: partecipa a “Non Stop”, laboratorio di talenti che lancia figure come Troisi, Verdone e i Giancattivi. La televisione di allora, dice, era fatta di otto giorni di prove per tre minuti di spettacolo, un mondo lontano dagli standard attuali.

Dal successo di Colpo Grosso alla musica per Tarantino

La svolta arriva a fine anni Ottanta con Colpo Grosso, programma diventato cult tra 1987 e 1991. Smaila, convinto a condurre con la promessa di renderlo “non volgare”, porta avanti 300 puntate all’anno per cinque anni. Un’esperienza che lo marchia a vita: “Qualcuno dice che senza quel programma avrei avuto un’altra carriera, ma io non rinnego nulla”.

Lo show, giudicato scandaloso allora e impensabile oggi, diventa fenomeno popolare. Le famose ragazze Cin Cinrestano nell’immaginario collettivo, anche se Smaila racconta di come nella vita privata fossero riservate e distanti dal glamour della tv.

Finito il programma, arriva la caduta: da 300 puntate a zero, con il peso di uno stile di vita dispendioso. Smaila ammette di aver sperperato: auto di lusso, investimenti immobiliari sbagliati, rate di un Mercedes lasciate insolute. “Avevo mani talmente bucate che non le avevo più”, confessa.

Eppure, il nome di Smaila supera i confini nazionali grazie alla musica. Un suo brano viene scelto da Quentin Tarantinoper la colonna sonora di Jackie Brown (1997). Una sorpresa che gli regala, come dice lui, “l’eternità”.

Oggi Smaila continua a esibirsi nei locali e a frequentare la tv, con un approccio disincantato. Non nasconde i suoi eccessi: “Non ho limiti nel bere, nel mangiare, nel fumare”, ammette. Una vita vissuta senza riserve, tra applausi e cadute, in un percorso che mescola leggerezza e malinconia.

Il percorso di Umberto Smaila resta un tassello importante dello spettacolo italiano. Dai cabaret fumosi del Derby alle luci abbaglianti di “Colpo Grosso”, dalle amicizie rotte e ricucite con i Gatti fino al riconoscimento di un regista di culto come Tarantino. Una storia che, al netto delle contraddizioni, racconta meglio di altre l’energia di un’epoca in cui la tv sapeva ancora sorprendere e il divertimento era una questione di inventiva, improvvisazione e talento.

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