Borghi sotto i 5mila abitanti, ecco il piano che regala fino a 8mila euro l’anno a chi lavora da remoto

Incentivi per lavoratori

Dipendenti in smart nei piccoli comuni potranno ricevere fino ad 8000 euro-senecaedizioni.com

Franco Vallesi

Ottobre 1, 2025

Un nuovo piano del Governo incentiva il lavoro da remoto nei comuni sotto i 5mila abitanti con esoneri contributivi fino al 2030. Previsti benefici per imprese e lavoratori under 41 che scelgono di stabilirsi in zone montane.

Il lavoro da remoto in Italia non è più una parentesi legata alla pandemia, ma una trasformazione strutturale del mercato. Secondo la Banca d’Italia, lo smart working ha inciso sul tasso di occupazione e favorito in particolare le donne con figli piccoli e le aree del Mezzogiorno, dove l’accesso al lavoro resta fragile.

Con la legge 131/2025, entrata in vigore il 20 settembre, il legislatore ha scelto di stabilizzare questa tendenza e legarla a una strategia precisa: contrastare lo spopolamento dei comuni montani. A partire dal 2026 le imprese che assumeranno giovani under 41 a tempo indeterminato, con attività svolta interamente in modalità agile, potranno beneficiare di sgravi contributivi fino a 8.000 euro annui. Una misura che mira a coniugare innovazione, occupazione e coesione territoriale.

Sgravi fino a 8mila euro e bonus natalità

Il meccanismo degli incentivi è stato calibrato su più anni. Nel biennio 2026-2027, i datori di lavoro avranno diritto a un esonero contributivo del 100% per un massimo di 8.000 euro l’anno per ciascun dipendente. Dal 2028 lo sgravio scenderà al 50%, con un tetto di 4.000 euro, mentre nel 2030 resterà attivo ma ridotto al 20%, pari a 1.600 euro.

Il beneficio riguarda esclusivamente i contratti a tempo indeterminato e sarà riconosciuto solo ai lavoratori che non abbiano compiuto 41 anni al 20 settembre 2025. Requisito fondamentale è il trasferimento della residenza o del domicilio in un comune montano sotto i 5.000 abitanti, provenendo da un centro urbano non montano.

Gli sgravi si applicano ai contributi Inps senza intaccare i diritti previdenziali maturati dai lavoratori. Non si tratta, quindi, di un risparmio che riduce le pensioni future, ma di un alleggerimento dei costi a carico delle imprese.

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Chi potrà accedervi e come-senecaedizioni.com

Alla misura economica si affianca anche un bonus natalità: ogni bambino nato o adottato dopo il 20 settembre nei comuni montani interessati darà diritto a un’ulteriore agevolazione. L’intento è chiaro: sostenere le giovani famiglie, stimolare la natalità e frenare l’uscita dei residenti dai territori più fragili.

Il pacchetto di norme, oltre a incentivare i datori di lavoro, punta a trasformare lo smart working in un motore di coesione sociale. Portare professionisti e famiglie nei piccoli centri significa rimettere in moto scuole, servizi sanitari, attività commerciali e associazioni locali, creando un effetto moltiplicatore che va oltre il singolo beneficio economico.

Impatti sul territorio e obiettivi del Governo

Il calendario degli incentivi copre il periodo 2026-2030, con controlli previsti per evitare abusi e garantire che i beneficiari rispettino i requisiti. La misura nasce dalla consapevolezza che molti comuni montani hanno perso abitanti negli ultimi decenni, con ripercussioni su servizi e infrastrutture.

Favorire l’arrivo di giovani under 41 in queste aree significa dare nuova linfa al tessuto sociale. Ogni trasferimento stabile porta con sé consumi, tasse locali, necessità di scuole e servizi, con ricadute dirette sull’economia. Per il Governo si tratta di una politica di sviluppo a medio termine, non di un intervento emergenziale.

Il legame con il Sud Italia è particolarmente evidente. Secondo la Banca d’Italia, il lavoro agile ha aumentato la partecipazione al mercato del lavoro nelle regioni meridionali e nelle aree meno popolate, proprio dove i tassi di occupazione erano storicamente più bassi. In queste zone, la mancanza di servizi di welfare ha spesso spinto le donne fuori dal mercato del lavoro. Lo smart working consente invece di conciliare attività professionale e vita familiare, riducendo le barriere che limitavano l’accesso all’occupazione.

L’adozione della legge 131/2025 rappresenta quindi un tentativo di consolidare i progressi registrati negli ultimi anni e di trasformare un fenomeno emergenziale in un pilastro stabile. Non è un caso che il legislatore abbia collegato il lavoro agile al tema del ripopolamento dei comuni montani, dove lo spostamento di pochi nuclei familiari può avere un impatto significativo sulla tenuta dei servizi locali.

La scommessa è chiara: utilizzare lo smart working non solo per aumentare la produttività e ridurre i costi, ma per garantire la sopravvivenza dei piccoli centri e offrire nuove opportunità a imprese e lavoratori. Nei prossimi anni i risultati di questa politica saranno misurati non solo in termini di risparmio contributivo, ma anche di demografia, occupazione e vitalità dei territori.

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